L’ONU alla guerra in Mali con i droni italiani
Le
Nazioni Unite vanno alla guerra in Mali con gli aerei senza pilota prodotti a Ronchi
dei Legionari, Gorizia, negli stabilimenti della
Selex ES, gruppo Finmeccanica. Nei giorni scorsi il responsabile Onu per le
operazioni di peacekeeping, Hervé Ladsous, ha reso noto che i caschi blu della
missione MINUSMA (Mission
multidimensionnelle intégrée des Nations Unies pour la stabilisation) utilizzeranno i droni “Falco” nel paese africano vittima
di un violento conflitto politico-militare interno. Anche se privi di armamento
a bordo, i “Falco” di Selex-Finmeccanica sono un sistema d’eccellenza per le
operazioni di sorveglianza e segnalazione degli obiettivi “nemici”. Questo velivolo
a pilotaggio remoto è in grado di volare a medie altitudini con un raggio di
azione di 250 km e un’autonomia superiore alle 12 ore di volo a un’altitudine di 10 mila metri. Grazie
ai propri sensori radar ad alta risoluzione, il
“Falco” può individuare, di giorno e di notte, obiettivi in tempo reale e a notevole
distanza.
Secondo
quanto anticipato da Analisi difesa,
i droni italiani acquistati dall’Onu sono quattro e saranno schierati nelle
basi di Gao e Timbuctù dove già operano elicotteri da guerra francesi e
olandesi. I velivoli saranno gestiti per i prossimi tre anni da una società
privata che curerà anche la manutenzione e l’elaborazione delle immagini
raccolte a beneficio delle unità di MINUSMA. “Il governo maliano – scrive Analisi difesa - in difficoltà dopo i
rovesci subiti negli ultimi due mesi contro i miliziani jihadisti e i
guerriglieri Tuareg, ha approvato l’invio dei droni made in Italy che incrementeranno il traffico di velivoli
teleguidati sul Paese dove già operano alcuni MQ-9 Reaper statunitensi e
francesi”. I droni dell’aeronautica francese decollano anche dallo scalo di
Niamey (Niger), insieme ai tre cacciabombardieri “Mirage 2000” e ai tre caccia
multiruolo “Dassault Rafale” trasferiti in Africa con oltre 2.000 soldati (Operazione
“Serval”), in risposta al colpo di stato militare in Mali del marzo
2012 e all’offensiva lanciata nel nord del paese dal Movimento di liberazione
dell’Azawad, a prevalenza Tuareg.
Dal
dicembre 2013 altri cinque droni-spia “Falco” vengono utilizzati dalla Missione
militare delle Nazioni Unite nella Repubblica Democratica del Congo (MONUSCO)
per “monitorare” nella regione orientale del North Kivu, al confine con il
Ruanda, i movimenti dei gruppi armati antigovernativi. Per l’acquisizione dei
droni, il Consiglio di Sicurezza sborsò allora 50 milioni di euro circa. “Usiamo
queste macchine disarmate e senza equipaggio nella Repubblica Democratica del
Congo per avere un quadro più preciso di quanto sta accadendo in loco e nella
convinzione del loro forte effetto deterrente”, ha spiegato il responsabile Onu,
Hervé Ladsous. Sempre Ladsous ha espresso l’intenzione di acquistare altri
droni di produzione italiana per dispiegarli in Repubblica Centrafricana e in Darfur
“in appoggio alle locali missioni di peacekeeping e sorvegliare ampi spazi con
contingenti militari di dimensioni limitate”.
Il 17
gennaio 2013 i Ministri degli Affari Esteri dell’Unione Europea hanno approvato
la missione di assistenza militare denominata “European Union Training Mission
– Mali” (EUTM – Mali) con compiti di addestramento, formazione e supporto
logistico alle forze armate governative del Mali, “al fine di contribuire al
ripristino delle loro capacità di combattimento”. Il 18 febbraio il Consiglio
dell’Unione Europea ha dato l’avvio alle attività addestrative per un periodo
iniziale di 15 mesi. La missione EUTM vede la partecipazione di circa 500
militari europei; il Comando, affidato ad un generale dell’esercito francese,
ha sede nella capitale Bamako e un proprio distaccamento presso il centro
d’addestramento di Koulikoro.
L’Italia
partecipa alla missione Ue con 14 militari dell’Esercito: due ufficiali sono in
forza al Comando di Bamako e 12 specialisti operano a Koulikoro con due team (Light Armoured Team e Forward Air Controller Team) per
l’addestramento “alla cooperazione tra le unità blindo e alla guida a terra
degli aerei”. Nel dicembre 2013 è stato completato il primo ciclo addestrativo a
favore del 3° Battaglione dell’esercito maliano, successivamente inviato nella
regione settentrionale sahariana contro il Movimento di liberazione
dell’Azawad. Nel 2014 il personale
dell’Esercito ha formato a Koulikoro 698 uomini del 4° Battaglione malense per operare
in interventi di “controllo aereo, genio, gestione di ordigni
esplosivi, artiglieria e supporto logistico”. “L’attività
di istruzione dei militari italiani continuerà prossimamente con l’avvio del
corso di aggiornamento e perfezionamento del 1° battaglione”, afferma in una
nota il Ministero della difesa. “La
situazione in Mali è andata negli ultimi mesi deteriorandosi a causa del
concatenarsi di numerosi fattori destabilizzanti, quali un’indiscriminata
attività di gruppi terroristici, l’attiva presenza di fazioni autonomiste, il
perpetrarsi di violenze su larga scala contro la popolazione, lo svolgimento di
attività criminose a medio e largo raggio, ed una crisi umanitaria di
dimensioni drammatiche, caratterizzata da esodi di massa e da emergenze
alimentari e sanitarie”. Da qui l’ipotesi d’intensificare la presenza di uomini
e mezzi Ue.
Per lo svolgimento delle missioni internazionali MINUSMA
ed EUTM in Mali, il parlamento italiano ha autorizzato nel periodo compreso tra
il primo ottobre 2013 e il 30 giugno 2014 una spesa complessiva di 2.063.013
euro.
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