Shopping saudita di cacciabombardieri e bombe a grappolo

Fine anno con i botti per il complesso militare industriale USA. La Casa Bianca ha annunciato la vendita all’Arabia Saudita di 84 cacciabombardieri  F-15 “Strike Eagles” di nuova costruzione e l’aggiornamento di 70 velivoli dello stesso modello già in possesso dell’aeronautica militare saudita. Il valore del contratto è valutato in 29,4 miliardi di dollari e secondo il Dipartimento di Stato comporterà “50mila nuovi posti di lavoro distribuiti su 600 aziende subfornitrici in 44 Stati dell’Unione”. Prime contractor il colosso Boeing che in passato ha fornito alla petromonarchia saudita elicotteri “Apache”, velivoli radar “AWACS” e altri mezzi di guerra. La revisione dei vecchi cacciabombardieri avverrà entro la metà del 2014 mentre la consegna dei nuovi “Strike Eagles” partirà nel 2015. L’accordo prevede pure l’addestramento di 500 piloti sauditi nei prossimi sette anni.
L’amministratore delegato di Boeing, Jim McNerney, nell’esprimere soddisfazione la commessa ha personalmente ringraziato Barack Obama e re Abdullah bin Abdul Aziz al Saud per il determinante contributo che hanno dato per il buon fine delle trattative. Per il Dipartimento di Stato “l’accordo rinvigorisce il già solido e duraturo rapporto tra Stati Uniti e Arabia Saudita e dimostra l’impegno americano a mantenere alta la capacità difensiva saudita, ritenuta elemento-chiave della sicurezza nella regione”.
Con implicito riferimento alla crisi iraniana, Washington spiega di voler mandare “un forte messaggio ai Paesi della regione che gli Stati Uniti sono determinati a mantenere la stabilità del Golfo e dell’intero Medio oriente”.  La vendita dei cacciabombardieri F-15 contribuirà “ad accrescere le capacità delle forze aeree tattiche saudite nella difesa dalle minacce regionali dei potenziali aggressori”. Grazie al contingente statunitense di stanza nella penisola Arabica “si assicurerà l’interoperabilità tra la US Air Force e l’aeronautica militare saudita, favorendo le relazioni a lungo termine tra le forze armate degli Stati Uniti d’America e l’Arabia Saudita”. Infine è stato annunciato che agli 84 F-15 “Strike Eagles” seguirà presto la vendita di 70 elicotteri d’attacco AH-64 “Apache”, 36 elicotteri AH-6i, quantità imprecisate di missili, bombe, sistemi di puntamento, radar e visori notturni per un valore superiore ai 30 miliardi di dollari.
Le relazioni politiche e militari Washington-Riyad si erano incrinate a seguito degli attentati dell’11 settembre 2001 che videro coinvolti alcuni ex agenti delle forze di sicurezza saudite. Gli Stati Uniti avevano pure mostrato di non gradire il sostegno finanziario della famiglia reale alle organizzazioni islamiche radicali in Medio oriente e Africa, alcune delle quali sospettate di contiguità con al-Qaeda. Dopo l’ondata di attentati terroristici che ha colpito l’Arabia Saudita, le autorità hanno deciso d’intensificare gli sforzi per reprimere le fazioni fondamentaliste più estreme, assicurando contestualmente il pieno supporto logistico alle operazioni militari USA in Iraq, Afghanistan e Pakistan. Gli annunciati programmi di sviluppo nucleare dell’Iran, storico nemico saudita, hanno contribuito a riportare l’alleanza USA-Arabia Saudita ai solidi livelli del passato e ciò ha consentito un’escalation nell’esportazione di tecnologie militari statunitensi.
Secondo fonti ufficiali USA, dal 2007 al 2010 i trasferimenti di sistemi d’arma all’Arabia Saudita, nell’ambito di accordi tra governo a governo, hanno raggiunto il valore complessivo di 13,8 miliardi di dollari. Lo scorso mese di luglio, il Dipartimento di Stato ha fatto sapere di avere accolto la richiesta saudita per la fornitura di 404 CBU-105D/B WCCMD Sensor Fuzed Weapons a guida GPS, prodotte dalla Textron Systems Corporation di Wilmington (Massachusetts). La commessa ha un valore di 355 milioni di dollari e comprende i costi d’addestramento all’uso delle bombe da parte di militari e contractor USA per un biennio.
Le munizioni sono uno dei modelli più recenti delle famigerate cluster bombs, le bombe a grappolo proibite dalla Convenzione delle Nazioni Unite entrata in vigore l’1 agosto 2010, mai ratificata da Washington. Le CBU-105D/B sono state realizzate modificando la bomba a grappolo del tipo CBU-97, 450 kg di peso e a caduta libera, ognuna delle quali contiene al suo interno dieci sub munizioni BLU-108, a loro volta dotati di quattro proiettili (Skeets) che, grazie ad uno speciale sensore laser, individuano e colpiscono carri armati, blindati, camion da trasporto e altri velivoli militari di supporto. Questi micidiali strumenti di morte sono stati utilizzati per la prima volta durante l’invasione dell’Iraq nel 2003.  
Nel settembre 2011, un altro colosso del complesso militare industriale statunitense, la Lockheed Martin Corporation, ha ricevuto un ordine di 15,3 milioni di dollari per fornire nuovi sistemi di sorveglianza e puntamento alla flotta di elicotteri AH-64D “Apache” in dotazione alle forze armate saudite. Nello stesso mese, la US Defense Security Cooperation Agency ha annunciato che l’Arabia Saudita ha richiesto apparecchiature e sistemi avanzati per i cannoni da 155mm “M777A2” e 105mm “M119A2” dei reparti di artiglieria leggera (valore 886 milioni di dollari). Alla vigilia della firma dell’accordo sui cacciabombardieri F-15, il comando di US Army ha autorizzato una modifica al contratto di vendita dei velivoli leggeri armati 8x8 (LAV – Light Armored Vehicles) che accresce a 155 il numero di unità da trasferire al paese arabo (costo complessivo, 264 milioni di dollari).
In vista dell’accerchiamento dell’Iran e del potenziamento del sistema di “difesa” anti missili balistici in Medio oriente, il Pentagono sta infine contribuendo al programma di sviluppo del sistema missilistico “Patriot” delle forze armate saudite (valore 1,7 miliardi di dollari). Contestualmente ha autorizzato la vendita di 209 missili “Patriot” al Kuwait (900 milioni di dollari) e, il 29 dicembre 2011, di due sistemi “THAAD” (High Altitude Area Defense) agli Emirati Arabi Uniti. Quest’ultima commessa, per il valore di 1,96 miliardi di dollari, comprende 96 missili terra-aria, apparecchiature radar e relativi centri di comando, controllo e lancio, prodotti tutti dall’immancabile Lockheed Martin. Gli intercettori “THAAD” destinati agli emirati saranno collegati in rete con il nuovo sistema “Aegis Ballistic Missile Defense” della marina militare USA, in via di dislocazione nelle acque del Golfo Persico e del Mediterraneo.
Agli Emirati Arabi, le industrie militari statunitensi potrebbero fornire dal prossimo anno 4.900 di bombe a guida di precisione, laser o Gps, del tipo “Rnep” (le cosiddette bunker-busters o penetra-bunker) e “Jdam” da attacco diretto. Washington ha già autorizzato a settembre la vendita di 500 missili aria-terra “Hellfire” che, similmente alle “Rnep” e alle “Jdams”, possono perforare strutture superprotette in cemento armato. Pure gli emiri non disdegnerebbero un blitz contro i presunti siti nucleari iraniani. Con le autorità di Teheran è in corso da anni una disputa sulla sovranità dell’isola di Abu Musa, strategicamente localizzata all’ingresso dello Stretto di Hormuz.

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