Task force nucleare USA a presidio del Mediterraneo

Acque del Mediterraneo sempre più armate e nuclearizzate. A partire da fine maggio, il basso Tirreno e il canale di Sicilia saranno presidiati dal George H.W. Bush Carrier Strike Group, la task force navale USA salpata una quindicina di giorni dalla Virginia nel nome del 41° Presidente degli Stati Uniti d’America, l’ambiguo petroliere-faccendiere che dichiarò guerra all’Iraq e agli Imperi del Male. Dopo aver attraversato l’Oceano Atlantico e condotto una vasta esercitazione militare a largo delle coste del Galles, il Carrier Strike Group ha fatto ingresso nell’area marittima posta sotto il comando di Napoli della VI Flotta.

“Durante la nostra presenza nel Mediterraneo, lavoreremo con i nostri alleati e le unità partner ponendo particolare enfasi alle operazioni di sicurezza marittima e mutua cooperazione che ci aiutino a mantenere le condizioni per una stabilità regionale”, ha dichiarato l’ammiraglio Nora Tyson, la prima donna nella storia a guidare una task force navale. “Le cinque unità e gli squadroni aerei imbarcati del George H.W. Bush Carrier Strike Group possono contare su circa 6.000 militari che si sono impegnati lo scorso anno in addestramenti ed esercitazioni intensivi, migliorando le capacità organizzative nella conduzione di una lunga serie di missioni globali, dalla lotta alla pirateria e le operazioni di supporto terrestre, all’assistenza umanitaria e in caso di disastri naturali”.

La flotta USA è attesa nella baia di Napoli a fine mese e nonostante il Pentagono mantenga il più stretto riserbo sulle future missioni, la spropositata potenza di fuoco lascia presagire un suo pronto impiego nelle operazioni di bombardamento alla Libia, almeno sino alla fine del 2011, quando la task force lascerà il Mediterraneo per dirigersi nelle acque del Golfo Persico sotto il comando della V Flotta (Bahrein).

A capo delle unità c’è la USS George H.W. Bush, l’ultima portaerei della classe “Nimitz” varata nei cantieri della Northrop Grumman di Newport News (Virginia). Costata oltre 6,2 miliardi di dollari, è una delle imbarcazioni da guerra più imponenti mai costruite: è lunga 333 metri e larga 77 e a pieno carico pesa 104.000 tonnellate. La sua propulsione è garantita da due reattori nucleari del tipo A4W con una potenza di 194 MW, dove A sta per Aircraft Carrier Platform, 4 per quarta generazione e W per Westinghouse Electric, la società statunitense produttrice. I reattori godono di un’enorme autonomia: possono operare senza rifornimenti di carburante nucleare per circa 20 anni.

Rispetto alle portaerei della stessa classe, la George H.W. Bush ha un design innovativo che include una torre radar protetta, sistemi di navigazione e di telecomunicazione di ultima generazione, sofisticati apparati di stoccaggio e distribuzione del carburante, servizi semi-automatici di rifornimento e più moderne ed efficienti aree di atterraggio, lancio e ricovero degli aerei. L’unità ospita una selva di radar che ne fanno una pericolosissima sorgente mobile di elettromagnetismo: si va dalle antenne di ricerca aerea SPS-48E ed SPS-49(V)5 ed acquisizione bersagli Mk 23 ai radar di controllo del traffico aereo SPN-46 ed SPN-43B, a quelli di aiuto all’atterraggio SPN-44 sino ai sistemi di guida dei lanciatori Mk 91 e Mk 95. Lo stemma-distintivo della portaerei di Bush il vecchio illustra invece le tipologie dei cacciabombardieri imbarcati: si tratta degli F/A-18 “Super Hornet” per l’attacco al suolo e dei nuovi monoposto di 5^ generazione F-35 Lightining II.

Per la trasferta mediterranea, il George H.W. Bush Carrier Strike Group può inoltre contare sul Carrier Air Wing (CVW) 8, il gruppo dell’US Navy con sede a Oceana (Virginia) composto da otto squadroni aerei (quattro per l’attacco con cacciabombardieri F/A-18; due per la guerra elettronica con velivoli E-2C “Hawkeye” ed EA-18G “Growler”; uno per le attività di supporto logistico con i cargo C-2A “Greyhound”; uno con elicotteri MH-60 “Knighthawk” e “Seahawk”). Ampissimo lo spettro delle missioni di guerra assegnate al Carrier Air Wing 8: l’intercettazione e la distruzione dei velivoli e dei missili nemici “in tutte le condizioni atmosferiche per stabilire e mantenere la superiorità aerea locale”; gli attacchi aria-superficie, la localizzazione e distruzione delle unità navali e dei sottomarini; le operazioni di intelligence, spionaggio aereo e contromisure elettroniche; il rifornimento in volo per “estendere il raggio operativo dei caccia” e le attività di ricerca e salvataggio.

Alla task force sono infine assegnati due incrociatori della classe Ticonderoga (USS Gettysburg e USS Anzio) e due cacciatorpediniere della classe Arleigh Burke (USS Truxtun e USS Mitscher). Si tratta di imbarcazioni chiave per gli attacchi missilistici e la guerra elettronica: imbarcano i sistemi a lancio verticale MK 41 e i siluri MK 32, più un cocktail micidiale di centinaia di missili MK26, RIM-66 “Standard”, RUR-5 ASROC, RGM-84 “Harpoon”, RIM-66M, RIM-161, RIM-174 “Eram” e finanche i famigerati BGM-109 “Tomahawk”, missili da crociera all’uranio impoverito. Nelle quattro unità sono stati installati i nuovi radar AM/SPY-1 multi-funzioni e i sistemi di combattimento navale “Aegis” che intercettano i bersagli nemici e teleguidano contro di essi gli intercettori anti-missile SM-3 che integrano l’apparato bellico.

Con una testata cinetica ad autoguida, l’SM-3 ha una gittata di 500 km e una velocità di 9.600 Km/h. e rappresenta la nuova frontiera del piano di “scudo stellare” varato dall’amministrazione Obama. Secondo quanto trapelato a Washington, il dislocamento dell’“Aegis” nel Mediterraneo segna la prima tappa del programma di sviluppo di un sistema anti-missili balistici a “difesa” del continente europeo e del Medio oriente. Agli apparati imbarcati sulle unità navali si affiancheranno a breve gli intercettori con base terrestre. Secondo il report “Options for Deploying Missile Defenses in Europe” (Opzioni per installare le difese missilistiche in Europa), pubblicato nel febbraio 2009 dal Congressional Budget Office (CBO), radar e sistemi anti-missili dovrebbero essere installati entro il 2015 in alcune basi USA dell’Europa centrale e meridionale, molto probabilmente nella Repubblica Ceca, a Ramstein (Germania) ed Incirlik (Turchia).

Commenti

  1. Gentile Antonio,
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    Abbiamo molto apprezzato questo tuo bellissimo articolo e ci chiedevamo se è possibile ripostarlo sul nostro blog (ovviamente con il tuo nome e il tuo link)
    Grazie per l'attenzione e complimenti sinceri per i tuoi interessantissimi articoli.
    Saluti,

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