“L’Italia è un Paese a sovranità limitata. Bisogna puntare alla neutralità attiva”
Antonio
Mazzeo è insegnante, giornalista e peace researcher. Ha iniziato giovanissimo a
occuparsi dei temi della pace, seguendo le iniziative contro l’installazione
dei missili nucleari Cruise nella base di Comiso. Da allora, si dedica a
seguire e criticare i processi di militarizzazione in Sicilia, sua terra
d’origine, e, in generale, in Italia.
È
attivo anche sulle questioni relative al disarmo, all’ambiente e al contrasto
alla mafia. Ha un passato da cooperante nei Balcani e America Latina. Partecipa
a incontri, conferenze e dibattiti e scrive articoli e saggi. Ha approfondito
l’argomento della presenza delle basi USA e NATO sul territorio italiano ed è
tra i promotori dell’Osservatorio per monitorare e denunciare l’attività
di militarizzazione nelle scuole e nelle università.
È
autore, insieme a Lelio Bonaccorso e Deborah Braccini, del fumetto “Sigonella.
Le guerre alle porte di casa” (La Revue Dessinée Italia, n. 4 – 2023).
Nel
2025 ha pubblicato, con Manifesto libri, un volume dal titolo “La scuola va alla
guerra”.
Abbiamo
posto alcune domande proprio sui temi della presenza di basi militari non
italiane sul territorio nazionale e l’infiltrazione di uno spirito militarista
nelle scuole.
Perché ci sono Basi NATO e USA in Italia?
Il
processo di militarizzazione del territorio italiano a partire
dall’installazione di basi militari USA e NATO deve essere inserito nel
contesto della Guerra Fredda tra Washington e l’Unione Sovietica, a conclusione
del secondo conflitto mondiale. Dopo lo sbarco degli Alleati in Sicilia nel
luglio del 1943, il nostro Paese è stato cooptato nell’area di influenza della
Gran Bretagna prima, degli Stati Uniti d’America subito dopo. In quest’ottica
l’Italia ha assunto progressivamente il ruolo di grande piattaforma per le
operazioni di proiezione avanzata USA e NATO nel Mediterraneo e in Medio
Oriente. Contestualmente la presenza dei reparti d’eccellenza e delle maggiori
centrali d’intelligence a stelle e strisce ha avuto la funzione di
“dissuasione” da qualsivoglia tentativo di trasformazione e democratizzazione
dell’assetto sociale ed economico. Un fronte interno, rappresentato
dai partiti di massa e dalle organizzazioni sindacali della sinistra, che è
stato contrastato anche militarmente. Penso in particolare alla strategia delle
cosiddette “stragi di Stato”, con sanguinosi attentati terroristici eseguiti da
organizzazioni di estrema destra grazie al sostegno e la copertura dei servizi
segreti alleati e di apparati istituzionali interni impropriamente “deviati”.
Esiste una differenza dal punto di vista giuridico e
politico tra Basi NATO e USA?
Sì, e
lo hanno abbondantemente documentato docenti di diritto internazionale o
costituzionalisti come il professore Sergio Marchisio o il magistrato ed ex
senatore Domenico Gallo, tra gli altri. Nella realtà bellica odierna, tuttavia,
si è creata un’ampia area grigia, ibrida, dal punto di vista politico e
giuridico, che rende sempre più difficile orientarsi e distinguere finalità e
funzioni di queste infrastrutture. Penso in particolare alla grande stazione
aeronavale siciliana di Sigonella dove “convivono” comandi e infrastrutture
dell’Aeronautica Militare italiana, dell’Alleanza Atlantica (ad esempio il
Centro di controllo del sistema di sorveglianza con droni AGS) e quelle ad “uso
esclusivo” delle forze armate statunitensi (tra esse anche il MUOS* a Niscemi).
A Sigonella operano poi reparti e sistemi militari che rispondono all’Unione
Europea o all’agenzia Frontex che controlla le frontiere esterne UE in funzione
anti-migranti. Uno scenario complesso, dunque, ben oltre i limiti dei principi
sanciti dalla Costituzione e della sovranità nazionale.
*(n.d.r.)
Mobile User Objective System (MUOS): è un moderno sistema di comunicazione
satellitare della marina militare statunitense. È composto da cinque satelliti
geostazionari e quattro stazioni terrestri, di cui una a Niscemi, in Sicilia (e
le altre in Australia, Stati Uniti e Hawaii). È utilizzato per il coordinamento
di tutti i sistemi militari statunitensi esistenti, in particolare i droni
(fonte:https://www.nomuos.info/,
consultato il 7/06/2025). Questi sono stati puntualmente allocati alla fine di
marzo 2024 nella base militare americana di Sigonella, in provincia di
Siracusa, come riferito dallo stesso comando della Naval Air Station ivi
stanziato (fonte: https://www.lanotiziagiornale.it/a-sigonella-e-arrivato-triton-il-super-drone-della-marina-usa-e-gia-operativo/,
consultato il 7/06/2025)
Teoricamente l’Italia potrebbe chiedere lo
smantellamento di tutte le basi militari non italiane sul proprio territorio? E
praticamente?
Nonostante
la “sovranità limitata” dalla presenza di centri e comandi che rispondono agli
interessi geostrategici di Washington, l’Italia ha tutti gli strumenti
giuridici per poter decidere di uscire dalla NATO e chiedere il ritiro dal
proprio territorio delle forze armate di paesi terzi. Certo sarebbe un processo
tutt’altro che indolore (citavo prima l’uso delle bombe nelle banche e ai treni
per arrestare l’avanzata delle sinistre), ma ritengo che nulla potrebbe fermare
la volontà di autodeterminazione popolare e delle forze politiche e sociali
autenticamente democratiche. In verità le relazioni Italia-USA-NATO sono molto
più “interessate”. Ci sono gruppi economici, finanziari ed energetici di casa
nostra che hanno stretto legami strettissimi con il capitale transnazionale,
facendo grossi affari con Washington ed i partner alleati e pertanto ritengono
utile e opportuno il do ut des secondo cui “ti faccio fare ciò
che vuoi dalle basi in cui ospito i tuoi reparti armati e finanche le tue
testate nucleari”, ma tu “mi consenti di continuare ad accrescere fatturati e
profitti a casa tua…”. Quanti sanno in Italia che le maggiori holding
militari-industriali italiane (Leonardo SpA, Fincantieri, Beretta Group, ecc.)
hanno il Pentagono tra i maggiori clienti internazionali?
Pensa che la neutralità dell’Italia sia un’opzione
praticabile?
Non
solo la penso praticabile, ma auspico che la “neutralità” vada interpretata
immediatamente, sia per garantire il pieno rispetto del diritto costituzionale
e di quello interno e sia per poter assumere il sempre più necessario ruolo di
ponte di dialogo e cooperazione tra gli Stati e i popoli. Con la guerra ormai
alle porte di casa, l’Italia ha solo una via d’uscita per non essere coinvolta,
anzi travolta, da un terzo conflitto mondiale totale: la neutralità “attiva”,
la mediazione tra le parti, la diplomazia della Pace.
Crede che l’aspirazione al disarmo e le esigenze di
difesa siano conciliabili? Se sì, in che modo?
E’
stato del tutto alterato e degenerato il reale significato di “difesa”. Ormai
il termine è sinonimo di riarmo, deterrenza nucleare, conflitto armato. Si
ignora invece che mai come adesso dovremmo operare tutte e tutti in “difesa”
della Pace, dei diritti umani e sociali, delle garanzie costituzionali, dei
territori, dell’ambiente, della giustizia. Disarmarsi oggi, rifiutare il
dissennato piano ReArm Europe della UE e della NATO, significa
finalmente riprendersi la vita e impedire l’olocausto nucleare e la scomparsa
dell’umanità dal pianeta.
Esiste un’infiltrazione militarista nelle scuole? Se
sì, da parte di chi? In che modo è attuata e quali interessi la
sostengono? Qual è la risposta di studenti e insegnanti?
La
militarizzazione del sistema educativo italiano è un processo che sta
investendo le scuole di ogni ordine e grado, da quelle dell’infanzia agli
istituti secondari di secondo grado, in ogni parte del paese. Ormai non c’è
attività didattica che non veda salire in cattedra rappresentanti delle forze
armate (non soltanto quelle italiane, ma anche quelle “ospitate” nelle basi USA
e NATO) e dei manager delle grandi e piccole aziende del comparto
bellico-industriale. Una fase storica segnata dalla guerra permanente non
poteva purtroppo risparmiare i luoghi di formazione globale delle nuove
generazioni, così come è avvenuto durante il fascismo quando la pedagogia del
regime aveva l’obiettivo di imporre il massimo consenso alle disavventure
coloniali, “educando” alla cieca obbedienza e al sacrificio per la “patria”. Le
guerre moderne hanno bisogno di enormi risorse finanziarie per acquistare
sistemi sempre più sofisticati, disumanizzati e disumanizzanti, a costo di
tagli draconiani al welfare e alla precarizzazione delle vite, specie di quelle
dei minori e degli adolescenti. Si entra nelle scuole o si ospitano le scuole
in caserma, nei poligoni di guerra e nelle fabbriche di armi per imporre la
“cultura della difesa e della sicurezza”, l’accettazione della legittimità e
dell’ineluttabilità della guerra. Ma le guerre moderne, così come lo mostra al
mondo il sanguinoso conflitto fratricida russo-ucraino, hanno bisogno di
“giovani e forti” per il combattimento corpo a corpo. Carne da cannone, così
come accadeva nelle trincee della prima guerra mondiale. A questi fini, USA, la
NATO e lo Stato Maggiore italiano si preparano da decenni. In passato c’è stata
scarsa attenzione a questo processo e alla sua immensa pericolosità.
Fortunatamente i risultati sono del tutto diversi da quelli che si attendevano
i signori della guerra: crescono tra le nuove generazioni la consapevolezza del
rischio di autodistruzione e il ripudio di ogni forma di guerra e sopraffazione
tra gli Stati. Le manifestazioni di solidarietà con il popolo palestinese
vittima del genocidio israeliano ne è la testimonianza più evidente. Ma anche
tra i genitori e gli insegnanti si moltiplicano le forme di dissenso contro il
militarismo e la militarizzazione imperante nelle istituzioni scolastiche. Due
anni fa, docenti, organizzazioni sindacali di base del mondo della scuola,
l’associazionismo cattolico-pacifista hanno costituito l’Osservatorio contro
la militarizzazione delle scuole e delle università. Da allora sono state
tantissime le denunce e le azioni di contrasto contro questo fenomeno. Se la
Scuola va alla Guerra, c’è ancora una Scuola che aspira profondamente alla Pace
e al Disarmo.
Quali letture consiglierebbe a chi volesse
approfondire questi argomenti?
Fortunatamente
sono innumerevoli i testi prodotti in questi anni sui temi della Pace e del
Disarmo o di analisi sulle cause e gli effetti dei conflitti in corso. Forse
sarebbe meglio ricordare che esistono in Italia centri di documentazione che li
raccolgono e li socializzano. Penso in particolare all’Archivio Disarmo di Roma
o al Centro “Sereno Regis” di Torino, ecc. La vera sfida culturale, oggi, è
moltiplicare queste esperienze dal basso.
Ringraziamo
il prof. Mazzeo per le sue risposte puntuali, esaustive e appassionate.
Intervista a cura di Maurizio
Salustro, pubblicata l’8 giugno 2025 in Clessidra
XXI, https://www.clessidra2021.it/2025/06/08/parla-antonio-mazzeo-litalia-e-paese-a-sovranita-limitata-bisogna-puntare-alla-neutralita-attiva/
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